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lunedì 23 novembre 2015

5.1/5.2 Il valore delle cose nell'epica

E con accese in man lucide faci
Il seguiva Euriclèa, l'onesta figlia
D'Opi di Pisenór, che già Laerte
Col prezzo comperò di venti tori,
Quando fiorìale giovinezza in volto:
Né cara men della consorte l'ebbe,
Benché temendo i coniugali sdegni,
Del toccarla giammai non s'attentasse.



Un breve cenno tratto dall'Odissea, che mostra quanto fosse effimero il valore delle cose e delle persone.
Spesso ad esempio le figlie femmine venivano svendute per evitare di dover mantenere questo peso con le proprie tasche. Cosa che purtroppo la si riscontra oggi come nel passato, con poche piccole differenze che stanno ad evidenziare che pur col passare dei millenni, alcune concezioni sono rimaste nettamente arretrate, creando spaccature nette tra società di continenti diversi.

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